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Si
dicono “terraglie” le ceramiche che rispondano
fondamentalmente a due caratteristiche ovvero, che siano
composte prevalentemente da caolino e che vengano
sottoposte, per la prima cottura, ad una temperatura
oscillante fra i 1100 ed i 1150 gradi .
Tutta la produzione Ronzan è quindi
iscrivibile nella categoria delle “terraglie forti” in
quanto veniva utilizzato un caolino particolarmente
pregiato, dal quale si otteneva, alla prima cottura, un
“biscotto” bianchissimo.
Per la sua composizione chimica e
raffinatezza, questo impasto sarebbe stato suscettibile di
vetrificazione se solo la sua temperatura di cottura fosse
stata spinta sino ai 1200 gradi, livello necessario per la
trasformazione chimica dei suoi componenti.
Questo impasto ceramico era preparato
dalla ditta Cecchetto di Le Nove di Bassano del Grappa, in
provincia di Vicenza, la quale provvedeva ad aggiungere al
caolino gli opportuni additivi di quarzite, feldspato ecc.
secondo quantitativi concordati specificatamente con
l’artista .
Ma chi si sorprende ad ammirare la
bellezza di una di queste “terraglie” siano esse di
Ronzan, di Vacchetti, di Ghigo, di Bertetti o della stessa
Lenci, dal cui ceppo tutti in Torino provengono, forse non
immagina quanto lavoro e quanta ingegnosità occorrevano
per ottenere un esemplare di quei “multipli” e quante
difficoltà dovevano essere superate.
Fra l’altro queste fasi avevano
bisogno del loro tempo per essere completate
(l’essiccazione, per esempio, avveniva naturalmente,
senza ricorrere ad essiccatoi) per cui la produzione di un
oggetto (a modello già realizzato, sia ben chiaro),
poteva anche richiedere un mese e non era raro il caso in
cui, magari nelle ultime fasi di lavorazione, il pezzo
evidenziava qualche grave difetto e …… si doveva
ricominciare da capo.
Qui di seguito vengono quindi
descritte brevemente le principali fasi della lavorazione,
con il richiamo ad alcune caratteristiche peculiari della
produzione Ronzan, meritevoli di essere conosciute .
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