Si dicono “terraglie” le ceramiche che rispondano fondamentalmente a due caratteristiche ovvero, che siano composte prevalentemente da caolino e che vengano sottoposte, per la prima cottura, ad una temperatura oscillante fra i 1100 ed i 1150 gradi [1].

Tutta la produzione Ronzan è quindi iscrivibile nella categoria delle “terraglie forti” in quanto veniva utilizzato un caolino particolarmente pregiato, dal quale si otteneva, alla prima cottura, un “biscotto” bianchissimo.

Per la sua composizione chimica e raffinatezza, questo impasto sarebbe stato suscettibile di vetrificazione se solo la sua temperatura di cottura fosse stata spinta sino ai 1200 gradi, livello necessario per la trasformazione chimica dei suoi componenti.

Questo impasto ceramico era preparato dalla ditta Cecchetto di Le Nove di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, la quale provvedeva ad aggiungere al caolino gli opportuni additivi di quarzite, feldspato ecc. secondo quantitativi concordati specificatamente con l’artista [2].

Ma chi si sorprende ad ammirare la bellezza di una di queste “terraglie” siano esse di Ronzan, di Vacchetti, di Ghigo, di Bertetti o della stessa Lenci, dal cui ceppo tutti in Torino provengono, forse non immagina quanto lavoro e quanta ingegnosità occorrevano per ottenere un esemplare di quei “multipli” e quante difficoltà dovevano essere superate.

Fra l’altro queste fasi avevano bisogno del loro tempo per essere completate (l’essiccazione, per esempio, avveniva naturalmente, senza ricorrere ad essiccatoi) per cui la produzione di un oggetto (a modello già realizzato, sia ben chiaro), poteva anche richiedere un mese e non era raro il caso in cui, magari nelle ultime fasi di lavorazione, il pezzo evidenziava qualche grave difetto e …… si doveva ricominciare da capo.

Qui di seguito vengono quindi descritte brevemente le principali fasi della lavorazione, con il richiamo ad alcune caratteristiche peculiari della produzione Ronzan, meritevoli di essere conosciute [3].



[1] Per la classificazione delle ceramiche si veda Tonito Emiliani La tecnologia della ceramica Fratelli Lega Editori  Faenza - 1957

[2] Durante gli anni ’40, in piena Seconda guerra mondiale, a Bassano del Grappa, i Ronzan utilizzavano una macina che, spezzando finemente le cosiddette “pietre bianche del Brenta”, forniva, oltre ad un’ottima qualità di gesso, anche alcuni additivi per il caolino, come ad esempio, la quarzite

[3] Per una descrizione sistematica e di tipo manualistico del processo produttivo delle ceramiche si veda Kenneth Clark Manuale della ceramica Zanichelli Editore - 1988 e ristampe successive

 

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